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Storia di un dipinto

Si parla di un dipinto che ha avuto vita difficile sin dall’attribuzione. Nel ‘700 Canaletto dipingeva la laguna veneziana e non aveva grande successo in vita. Solo anni dopo la sua morte le sue vedute ebbero il prestigio meritato. A quel punto sopraggiunse un problema di attribuzione, poiché Canaletto aveva molti allievi, come il Cimaroli. Gli allievi copiavano il maestro in modo talmente meticoloso che l’attribuzione da parte degli storici dell’arte era difficile e spesso avevano pareri discordanti. Per distinguere i tratti di un pittore di solito si osservavano le figure umane, i tratti del volto, gli occhi, la bocca, mentre per quanto riguarda la paesaggistica non c’erano delle particolarità così evidenti e labili, perciò si cadeva facilmente in errori di attribuzione.

Nel libro “Breve storia di un dipinto” si parla proprio di tutto questo. Si ripercorre la storia di uno dei dipinti di Canaletto, a partire dall’attribuzione, che sollevò pareri discordanti tra i critici. In seguito, la vendita da parte di uno scaltro mercante d’arte. Poi il quadro percorre le vicissitudini storiche e belliche per andare a finire nella contemporaneità.

La parte finale del libro e il colpo di scena finale sono quelle che ho apprezzato di più. Abbiamo Cornelius, erede e custode dei capolavori artistici appartenuti al padre, curatore e collezionista tedesco. Quando decide di vendere uno dei quadri della collezione del padre, scegli proprio il quadro di Canaletto. Decide di venderlo per poter finire la sua vita negli agi e tra le sue opere, non immagina minimamente la piega che prenderà la vicenda e la sua vita. Dopo l’asta in cui viene venduto il quadro, Cornelius viene contattato da un uomo che sostiene di essere il proprietario del quadro, poiché era di suo padre e gli fu sottratto durante la Seconda Guerra Mondiale dai nazisti poiché erano ebrei.L’uomo per sostenere la propria tesi presenta una serie di certificati per confermano la sua tesi. Cornelius a questo punto rivela la vera storia di suo padre; fu costretto da Adolf Hitler a sottrarre le opere d’arte di prestigio agli ebrei su ricatto, poiché aveva una nonna di origine ebraica. Il padre ha svolto un lavoro infimo pur di non essere deportato.

Cornelius non conclude la sua vita come sperava, in mezzo alle centinaia di opere d’arte ereditate dal padre, ma solo e con un grande senso di vuoto, poiché durante la vita non aveva costruito nessun rapporto interpersonale, aveva solo amato alla follia i suoi quadri. Un anno dopo la confisca di tutte le opere da parte dello Stato morì in solitudine.

Una storia vera molto ben costruita e romanzata. Un libricino sotto le 100 pagine da leggere in un paio d’ore in un pomeriggio d’estate.

La figura di Cornelius mi ha ricordato il protagonista di un film che rientra tra i miei preferiti, “La migliore offerta”, ne consiglio la visione a chi ama l’arte e il mondo che le ruota attorno.

 

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